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ROMA - VITERBO

Il 14 e 15 maggio 2005 gli E.A. riuniscono un piccolo manipolo di eroi per affrontare una due giorni di enduro con lo scopo di raggiungere, partendo in fuoristrada da Roma, le campagne intorno a Viterbo dove su un piccolo terreno del vostro web mastro (la nota Fazenda Posaja) era stato allestito per l'occasione un piccolo e divertente percorso fettucciato. Pernottamento in sacco a pelo e braciolata cotta sul falò hanno fatto da cornice ad una divertente e spensierata gita in puro stile endurista anonimo. Eccovi intanto i volti degli indomiti protagonisti, accanto la traccia del percorso:

---Simone-----Roberto-----Andrea------Davide------Alessandro

---Gabriele------Mario---------Biby---------Fabio------Alessio

Appuntamento al bivio tra SS Cassia e la via Braccianese per una colazione e via. Come al solito ci si vede presto e si parte tardi dando l'impressione esatta della indolenza romana ai due ospiti milanesi.

 

Con non poche perplessità assistiamo allo scarico di questi bestioni da 240 Kg che gli amici Mario e Biby si sono portati giù per questo giro.

 

Anche se il percorso era stato studiato ad hoc (avrebbero dovuto partecipare anche alcuni Sporchi enduristi sempre in sella alle grandi Africa Twins) gli sguardi che ci scambiamo non nascondono troppo bene la paura di dover sollevare questi pachidermici mezzi.

 

 

 

 

 

Si inizia subito con grandi spianate di terra battuta sul percorso detto "dei carrarmati" perchè costeggia in alcuni tratti il poligono militare dove si esercitano i carristi dell'esercito (il tutto ovviamente fuori dalla zona militare).

 

Questa zona collinosa tra i laghi di Bracciano e Martignano viene prontamente battezzata da Mario "la Romania" per la sua somiglianza, a quanto dice lui, con i tratti di Romania che ha percorso durante la sua partecipazione al Carpat rally.

 

 

 

 

Un canalone ci aumenta le paure frenando subito l'avanzata dell'Africa di Mario, questo inconveniente richiederà l'aiuto di tutti.

 

 

 

 

 

 

Proseguendo nei tratti veloci senza ulteriori intoppi si sale fino al parcheggio situato sulla sommità del lago di Martignano dove Mario si trasforma da fotografo/giornalista in tester per provare il mio kawa

 

 

Da questo punto il giro comincia ad essere più interessante penetrando in un cunicolo di percorsi tutti nel sottobosco della macchia mediterranea tipica delle zone della bassa maremma laziale

 

Benchè la giornata uggiosa non abbia, almeno fino a questo punto, afflitto i nostri eroi con la temperatura tipica della zona e della stagione, la frescura del sottobosco è comunque di gran ristoro per tutti. Ben presto, però le nuvole si diraderanno e l'afa piegherà i corpi degli sventurati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sosta per un panino ad una CONAD all'ora di pranzo

Il livello di difficoltà resta comunque molto basso, ma nonostante ciò Mario ed il fratello hanno ugualmente modo di dimostrare il loro manico, non spaventandosi ed affrontando senza batter ciglio gli strappetti più tecnici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Proseguendo nei boschi si affrontano anche alcuni guadi bassi molto divertenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

...taluni meno bassi degli altri

Proseguendo lungo il percorso, dopo un continuo di sali e scendi molto simpatici, finalmente si esce dalla zona boschiva a fondo molle.

 

Le radure si fanno meno rare ed il fondo sempre più compatto e roccioso, nella fattispecie il materiale che lo compone è pressochè tutto di origine vulcanea (la zona dei laghi che stiamo attraversando era infatti zona vulcanica in era remota, tant'è che tutti i bacini di Martignano, Bracciano e Bolsena sono bocche di vulcani ormai spenti).

 

In particolare in questa zona il materiale minerale più diffuso è il tufo che nella stagione calda offre un discreto grip, mentre in inverno con l'umidità, è molto scivoloso.

 

 

 

Sosta stravecchio...

 

 

 

 

 

 

Non mancano mulattiere (fortunatamente in discesa) ricche di enormi scogli di tufo che necessitano di concentrazione e perizia nello scegliere dove far passare la ruota anteriore.

 

 

 

 

Addentrandoci ulteriormente nel territorio viterbese raggiungiamo il percorso che lascia senza fiato.

 

 

Si passa, infatti, sul tracciato che avrebbe dovuto ospitare una linea ferroviaria mai portata a termine, si avanza quindi attraverso gallerie e ponti costruiti, ma mai aperti ad una circolazione, ne su rotaia ne su gomma.

 

 

 

 

 

Lo spettacolo è davvero particolare ed in alcuni casi quasi agghiacciante

 

 

 

Ciò lo si può notare anche in questa immagine di un ponte molto alto fatto di piastre metalliche e rete elettrosaldata con spazi aperti verso il vuoto nei punti di giunzione dove si tengono i piedi sull'orlo dell'orrido!!

 

 

 

 

 

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